di MARA PRINCIPATO
Oggi ricorre il 26° anniversario della morte dell’inviata del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore TV Miran Hrovatin, uccisi in prossimità dell’ambasciata italiana a Mogadiscio (Somalia) il 20 marzo 1994.
La giornalista 32enne e il suo operatore erano di ritorno da Bosaso, dove Ilaria aveva intervistato il sultano del luogo, Abdullahi Moussa Bogor, che riferì degli stretti rapporti intrattenuti da alcuni funzionari italiani con il governo di Siad Barre, intorno gli Anni ’80.
Le inchieste della giornalista si erano concentrate su un possibile traffico di armi, fornite ad alcuni gruppi politici locali, e di rifiuti tossici prodotti nei Paesi industrializzati, smaltiti poi in alcuni Paesi africani in cambio di tangenti, che avrebbe visto implicati i servizi segreti italiani e alte istituzioni.
Nel novembre del 1993 era stato ucciso, sempre in Somalia ed in circostanze altrettanto misteriose, il sottufficiale del SISMI (Servizio Informazioni e Sicurezza Militare) Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi proprio su ciò che riguardava il traffico illecito di scorie tossiche nel Paese africano.
La morte di Ilaria e Miran è divenuto uno dei tanti misteri italiani irrisolti. Proprio come il caso del Moby Prince, dove nel 1991 morirono bruciate 140 persone e sul quale Ilaria Alpi, poco prima di morire, aveva cominciato ad indagare trovando in terra somala collegamenti con la strage avvenuta davanti al porto di Livorno.