THE LAST DANCE: MICHAEL JORDAN E IL SUO VOLO VERSO L’IMMORTALITA’

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the last dance

di GIORGIO LONGOBARDI

Trovare un singolo aggettivo per descrivere Michael Jordan non è affatto semplice. La grandezza a tratti divina dell’ex cestista statunitense svilisce l’attribuzione di qualsiasi termine, dato che non gli renderebbe fino in fondo la giustizia che merita. Tuttavia, la sua sfavillante carriera (dentro e fuori dal parquet) ha uno spirito epico e innovativo, caratterizzato da episodi, successi, momenti di difficoltà e riprese che soltanto le leggende hanno la forza di gestire e di portare avanti con una spiccata consapevolezza di sé. Un po’ come Muhammad Ali nel pugilato; o come Babe Ruth, nel mondo del baseball.

The Last Dance, il documentario prodotto tra gli altri da ESPN e Netflix, racconta il culmine di un percorso sportivo, umano e professionale indimenticabile trainato da una figura il cui carisma vincente continua a fare scuola. Un’opera omnia senza precedenti per enfatizzare aspetti e dinamiche di un momento cruciale di His Airness e della squadra di assi che avevano reso i Chicago Bulls un’icona degli anni ’90.

The Last Dance: l’armonia immortale di Phil Jackson e soci

Il taglio cinematografico dato allo show impreziosisce la pressione vissuta dal team NBA durante la stagione 1997/1998. Sebbene fama e gloria non mancassero, i campioni in carica viaggiavano sul filo del rasoio a causa di un clima da repulisti portato avanti dal general manager dell’epoca, Jerry Krause.

Secondo lui, buona parte dei pilastri di quel roster da sogno che aveva sapientemente assemblato era ormai al capolinea. Il sacrificio e l’abnegazione di Scottie Pippen, l’esplosività di Dennis Rodman, le doti realizzative di Toni Kucoc, l’acume tattico di Steve Kerr e il lavoro da gregario Ron Harper erano diventati improvvisamente ininfluenti. Ma non per Michael Jordan e Phil Jackson, allenatore versatile dai modi zen che sentiva di poter puntare ancora a un traguardo importante. Almeno per un’ultima volta. Almeno per un ultimo giro di ballo.

I Chicago Bulls prima dell’avvento di Michael Jordan

Eppure, prima delle vittorie di peso e delle luci della ribalta, i Chicago Bulls se la passavano davvero male. Ogni regular season era una sorta di lenta agonia da terminare quanto prima, se non altro per cercare di racimolare qualche giocatore promettente da valorizzare e vendere al miglior offerente. Ma nel 1984, il Draft fu a dir poco generoso; e la scelta di Michael Jordan diventò il punto di svolta per progettare e sognare in grande.

Un talento unico e irripetibile, con una velocità di apprendimento irreale e una mentalità dirompente. E saranno in molti ad accorgersene: da Larry Bird a Magic Johnson, passando per Patrick Ewing, Isiah Thomas e Shaquille O’Neal, l’impatto di Air Jordan cambierà per sempre il volto di un movimento sportivo conferendogli una risonanza mediatica impressionante. Un cammino strabiliante, con un apice immortale individuabile nel tiro di gara 6 contro gli Utah Jazz di Karl Malone, nel 1998. Un acuto emozionante e struggente per incastonare nell’Olimpo del basket un uomo cresciuto tra le aspre tensioni razziali del North Carolina.

Il trailer di The Last Dance, disponibile su Netflix

Presente nel catalogo di Netflix a partire dal 20 aprile 2020 (con la cadenza di due episodi a settimana), il documentario diretto da Jason Hehir si rivela, quindi, un appuntamento assolutamente imperdibile. A seguire, il suo trailer ufficiale.