di ADRIANA STANZIOLA
INTERVISTA A LIDIA RONCHI APICOLTRICE
Da qualche anno ormai il 20 maggio si celebra la “Giornata mondiale delle api”.
La ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha lo scopo di sensibilizzare le persone sull’importanza del lavoro svolto dalle Api e sulla loro tutela. La data non è scelta a caso ma coincide con la nascita di Anton Janša, considerato uno dei pionieri delle tecniche di apicoltura. Albert Einstein diceva che se le api scomparissero dalla faccia della terra all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita.
Ma perché questi piccoli insetti sono così importanti per la nostra sopravvivenza? E che mondo sarebbe senza le api?
“Secondo molti biologi, le api quali insetti sociali, rappresentano uno dei picchi del nostro processo evolutivo” (Dossier Focus luglio 2016 pag. 85-90), in quanto i nutrienti e gli elementi contenuti nei prodotti dell’alveare (miele, cera, polline, etc.) sono stati ampiamente utilizzati dalla specie umana. La relazione tra api e uomo risale a decine di milioni di anni fa, come dimostrano alcune fonti archeologiche: dagli scavi condotti a Creta che hanno portato alla luce arnie risalenti al 3400 a.C. e in alcune regioni del Mediterraneo occidentale dove sono state scoperte raffigurazioni di alveari riconducibili al 2500 a.C. Nell’antico Egitto il miele figura tra le offerte dei templi reali. Come non citare anche il “Cantico dei cantici”: “Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua” (Cantico 4:11).
Le api preziose alleate della natura e dell’uomo sono indispensabili perché con il loro lavoro di impollinazione favoriscono la biodiversità e la produzione di cibo. “Le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo” (dati ISPRA). Purtroppo questi insetti sono minacciati da pericoli che mettono a rischio la loro sopravvivenza e quella di tutto l’ecosistema. Tra le principali cause troviamo l’inquinamento, i pesticidi, i cambiamenti climatici e la distruzione degli habitat naturali.
A sottolineare il ruolo fondamentale delle api per la natura e la specie umana, al fine nonché di sensibilizzare su tale tema, integro l’intervista rilasciata alla sottoscritta da Lidia Ronchi, la quale nel 2019 decide di acquistare due famiglie di api a seguito del ritrovamento di alcune arnie lasciate dal padre in un vecchio deposito.
D: Allora Lidia come è iniziata questa avventura?
R: In un vecchio deposito mio padre aveva lasciato delle arnie ancora in buone condizioni che desideravo restaurare e dipingere e del materiale che da anni agognavo di utilizzare e riportare a nuova vita. Gli anni in cui mio padre aveva le api la distanza da lui e il mio lavoro non mi permettevano di avere il tempo per conoscere un mondo che mi attraeva. Ho sempre riconosciuto l’importanza delle api come impollinatrici e come indispensabili indicatrici della qualità dell’ambiente e della biodiversità. Così alla fine del 2019 dopo un corso di apicoltura e dopo aver espletato pochi, semplici e snelli adempimenti burocratici con l’aiuto del veterinario dell’ASL di zona arrivarono le mie due famiglie, in piena pandemia.
D: Come si comportano le api?
R: l mesi trascorsi in semi-isolamento mi hanno consentito l’osservazione quotidiana di questi animali straordinari e della loro società che possiamo definire perfetta. L’alveare è un nucleo sociale dove ogni singolo individuo contribuisce a far funzionare il sistema. Tutte le api, sia femmine che maschi, lavorano per il “Bene Comune” senza risparmiarsi.
D:Dove tieni le tue arnie? Hai un luogo a loro dedicato?
R: Le mie due “casette” sono nel giardino di casa e ormai tutta la famiglia, all’inizio diffidente e timorosa, ci convive tranquillamente, sono buonissime. Oltre ad osservarle quotidianamente (sono le prime che passo a vedere ogni qualvolta rientro a casa), mi diverto a fotografarle e a filmare talvolta le aperture dei controlli periodici in modo di osservare poi con altri amici apicoltori le loro evoluzioni stagionali: è passione pura! Nel periodo delle fioriture sono così freneticamente impegnate a importare polline e nettare che al loro atterraggio con il loro “cestini” sotto le ali colmi di polline colorato, sul “davanzalino” all’ingresso dell’arnia fanno spesso delle capovolte buffissime!
D: Secondo la tua esperienza, quali sono le difficoltà e le problematiche afferenti questo piccolo alleato?
R: Qui al nord le fioriture importanti, acacia e tiglio, finiscono presto e il miele si toglie nei mesi di maggio e giugno secondo l’andamento della stagione ma negli ultimi anni i cambiamenti climatici, quanto dell’uso indiscriminato dei pesticidi utilizzati in agricoltura, hanno messo a dura prova un settore che ne risente in maniera davvero pesante. Le api sono responsabili del 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali. Vengono utilizzate nei pressi di frutteti e vigneti nei periodi delle fioriture e poi spostate con la pratica del nomadismo verso le colline dove le ultime fioriture dell’estate, quelle del castagno, concludono la loro stagione lavorativa. Da agosto in poi, sempre nelle regioni del Nord Italia, vengono messe “a riposo” dopo aver fatto gli obbligatori trattamenti sanitari, e con le ultime fioriture campestri importano le scorte che serviranno a loro per passare l’inverno. Durante l’inverno si riducono di numero, le femmine allontanano i maschi (fuchi), la regina smette di deporre e la famiglia si riunisce in glomere attorno a lei, mantenendole per tutta la durata dell’inverno una temperatura costante interna all’alveare di circa 22 gradi. Posso dire, a distanza di tre anni ormai dall’inizio di questa esperienza, che il mondo apistico, se escludiamo chi come me le alleva per l’uso famigliare, sta attraversando una moltitudine di problemi legati oltre ai cambiamenti climatici anche alla concorrenza sleale di Paesi esteri che, a causa di una normativa che non obbliga alla tracciabilità del prodotto, immettono sul mercato prodotti di qualità inferiore alle produzioni eccellenti del nostro territorio nazionale.
D: Cosa consiglieresti ad un’aspirante apicoltore?
R: Consiglierei vivamente a tutti coloro che vogliano avvicinarsi a questo mondo di frequentare corsi di apprendimento e formazione e di affiancarsi ad associazioni o apicoltori prima di procedere all’acquisto di famiglie di api anche solo per uso famigliare. Le api sono organismi delicati e complessi che vanno curati metodicamente e a cui bisogna ricreare nel nostro piccolo apiario condizioni di vita simili al loro stato naturale, vanno osservate e va osservato l’ambiente in cui sono inserite, vanno nutrite in caso di mancanza di fioriture (gelo e maltempo fuori stagione non aiuta le fioriture), vanno monitorate nel loro sviluppo per prevenire le malattie e prendersi cura di loro, è un grande impegno che ha come premio il frutto del loro lavoro: il miele.
Grazie Lidia, in bocca al lupo per tutto e viva le api!