DONNE E DIRITTI NEL CONTESTO GLOBALE: LA MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE

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di ANNA MADONNA

Il percorso verso il riconoscimento dei diritti delle donne è lungo e difficile. In numerosi Paesi non hanno la libertà di autodeterminarsi in senso economico, politico e sociale.

Conducendo un’indagine conoscitiva ho scoperto che in Somalia e in alcuni Paesi sia asiatici sia africani alle donne viene praticata la MUTILAZIONE GENITALE (definita anche “Infibulazione”) che colpisce soprattutto bambine e adolescenti in un’età che va dai 3 mesi ai 15 anni. Una procedura atroce eseguita senza alcun tipo di anestetico.

Le bambine vengono prima immobilizzate, tenute a gambe aperte, poi viene escisso il clitoride con coltelli, pezzi di vetro, lamette per tagliare, le spine di acacia per suturare le labbra vaginali ed infine le cannucce di bambù per assicurare le aperture necessarie alla minzione. Nel corso della procedura vengono effettuati dei canti per coprire le urla delle piccole. L’invasività della pratica e la difficoltà nel mantenere l’igiene intima comportano anche in età adulta continue infezioni e problematiche per la maternità.

I Paesi con le percentuali più alte inerenti a bambine che hanno subito mutilazioni genitali sono la Somalia (98%) Sudan (97%) e Guinea (93%). Soltanto di recente in Sudan le mutilazioni genitali femminili sono punite come reato. Il governo sudanese ha infatti approvato un emendamento in base al quale chiunque le impone rischia 3 anni di reclusione e una multa.

Secondo le associazioni che si occupano della difesa dei diritti delle donne il provvedimento aiuterà a porre fine a questo fenomeno ma in numerose comunità tali pratiche vengono comunque considerate necessarie per dare marito alle ragazze.