MUSICA DIGITALE E NUOVE FORME DI FRUIZIONE

1
1681

di ADRIANA DI PINTO

Negli ultimi anni, con l’avvento di internet e del web, la fruizione della musica è stata totalmente stravolta.

Fino agli anni ’80, nell’epoca d’oro del vinile, la si ascoltava con i giradischi prima e i lettori portatili poi, i quali consentivano di fruire della musica anche all’aperto, essendo apparecchi estremamente maneggevoli che funzionavano a pile.

E’ all’inizio degli anni ’60 che si ha una svolta: di pari passo ai dischi si diffonde la musicassetta, un piccolo dispositivo in plastica al cui interno si trovavano due piccole bobine sui cui girava un nastro magnetico. L’utente poteva finalmente creare il proprio “mix tape” che racchiudeva i ricordi di una intera esistenza attraverso le canzoni.

Successivamente, nel 1982, si passa al compact disc (CD audio), una vera rivoluzione che si diffonde in maniera rapida non solo per la praticità e la qualità sonora delle canzoni ma anche per i costi di acquisto minori e per le dimensioni fisiche.

Con la nascita di internet e del digitale, tutto ciò va incontro ad uno stravolgimento epocale. Difatti, l’impiego di un personal computer consente di creare musica personalizzata per ogni tipo di ascoltatore.

La musica digitale sta stimolando anche l’affermarsi di nuove tecniche artistiche, nuove modalità produttive e interazioni sociali, mediante la creazione di programmi a pagamento come iTunes e Spotify, fra i più diffusi ed utilizzati del mercato. Entrambi in grado di far reperire in pochissimi secondi qualsiasi canzone, selezionabile in base al genere, al cantante e addirittura allo stato d’animo. Una serie di opzioni ideali per poter creare numerose playlist comprendenti i propri artisti preferiti.

Nel caso specifico, Spotify – come qualsiasi azienda che cerca di immettersi in un mercato competitivo come quello musicale – ha dovuto affrontare un percorso lungo e non privo di insidie, rappresentate in primis da “competitors” consolidati come iTunes, Amazon e Google. Malgrado ciò, la piattaforma in questione è in continua ascesa: nel solo 2014 si stima avesse un valore di circa di 4 miliardi di dollari, mentre, per quanto riguarda il numero degli “utenti premium”, il dato rilevato nel 2018 si avvicinerebbe ai 70 milioni, di gran lunga superiore a quello di Apple Music, pari ad “appena” 27 milioni. Il modello di Spotify si avvale in toto della rete offrendo, così, un servizio esclusivamente digitale.

Questa incessante evoluzione ha certamente apportato aspetti positivi alla fruizione della musica che accompagna l’uomo, consentendogli di esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni. D’altro canto, chi non associa ricordi più o meno piacevoli ad una canzone, che la si ascolti con un vinile, con una cassetta, un Cd, un mp3 o una traccia digitale.

1 commento

Comments are closed.