LA “DISATTENZIONE CIVILE”

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di ELISABETTA FESTA

A quanti di noi è capitato di ritrovarsi fra estranei in luoghi pubblici, come ascensori o bus, senza degnarsi di uno sguardo, senza parlarsi. Alcuni percepiscono questo atteggiamento come scortese o freddo, come un insensibile disprezzo o disinteresse per gli altri, altri lamentano il modo in cui siamo sempre più persi nei nostri dispositivi mobili, apparentemente ignari di ciò che accade intorno a noi.

I sociologi riconoscono che ignorarsi l’un l’altro ha invece un’importante funzione sociale, definendo tale atteggiamento disattenzione civile”. Il termine è stato coniato dal noto sociologo canadese Erving Goffman che ha studiato le forme delle interazioni sociali, trattate nel suo libro “Behaviour in Public Places” (Comportamento in luoghi pubblici), pubblicato 1963.

Erving Goffman

Goffman si è impegnato ad elaborare una “sociologia della vita quotidiana”, dell’interazione diretta “faccia a faccia”, del comportamento comune e delle sue regole. Lungi dall’ignorare coloro che ci circondano, Goffman spiega come in realtà le persone in pubblico fingano di non essere consapevoli di ciò che gli altri fanno per offrire a se stesse un senso di privacy.

La “disattenzione civile” comporta inizialmente una forma debole di interazione sociale attraverso contatti visivi di breve durata, cenni con la testa o sorrisi accennati, in seguito, entrambi gli attori distolgono gli sguardi reciproci. Per Goffman dunque nulla è casuale, esistono regole di etichetta e rituali che stabiliscono le possibilità e i limiti del reciproco coinvolgimento. 

Anche la più anonima e fugace delle relazioni come, ad esempio, un incontro in strada tra due persone estranee, è un’interazione complessa, densa di messaggi. Le persone si avvicinano, si guardano, stabiliscono quale lato della strada ciascuno seguirà, poi, in genere, distolgono lo sguardo, una sorta di “abbassamento delle luci”. Questo atteggiamento afferma implicitamente di non temersi mostrando deferenza e rispetto, riconoscendo, al contempo, il diritto alla “solitudine”.

Sull’argomento Goffman ha sottolineato che la “disattenzione civile”, in quanto pratica sociale, riguarda la valutazione e l’evitamento del rischio.